Storia di uno sfratto
Comincia tutto dalla crisi economica.
Poco per volta (ma non poi così lentamente) il lavoro comincia a scarseggiare, e le possibilità economiche si restringono.
Le prospettive di vita iniziano a vacillare, e all’improvviso il futuro comincia a fare paura.
Il resto viene da sé: lavoretti in nero per sopravvivere, l’impossibilità di trovare un’altra sistemazione nel mercato privato a causa dell’assenza di garanzie.
È quasi come una formula matematica che si ripete, in loop, in tante varianti diverse, delle quali una gran parte conduce alla stessa triste conclusione: la perdita della casa.
Simile a quella di tanti altri è la storia di Essafi Abdellatti, padre di famiglia di origini subsahariane, che abbiamo incontrato proprio nel giorno del suo sesto accesso di sfratto.
Arrivato in Italia diversi anni fa, vive a Bologna dal 2012 con la moglie Assìa e i loro 3 figli piccoli.
Dopo aver preso in affitto un appartamento, nel 2013 ha fatto domanda per ottenere l’assegnazione di un alloggio popolare, ma a causa di un problema burocratico non è riuscito ad accedervi, sebbene fosse in possesso di tutti i requisiti.
Nel frattempo, lui e Assìa hanno entrambi perso il lavoro e, non essendo più in grado di pagare l’affitto e contemporaneamente sostentare la propria famiglia, hanno ricevuto la notifica di sfratto.
Morosità incolpevole: così viene definita questa condizione di debito con la proprietà, tanto consequenziale quanto inevitabile che, se prima della crisi rappresentava il caso, l’eccezione, negli ultimi anni è arrivata a colpire quasi 100 famiglie ogni giorno.
Così Essafi, come tante altre persone in questa situazione, si è rivolto a Social Log, uno dei gruppi che sul territorio bolognese si occupano di dare risposte alternative all'emergenza abitativa.
Social Log ha preso in carico la situazione della famiglia, organizzando per ben 6 volte il cosiddetto picchetto antisfratto, vale a dire una raccolta di persone solidali con la famiglia che, il giorno dello sfratto, si fanno trovare davanti alla porta di casa della persona sfrattata per bloccare l’accesso dell’ufficiale giudiziario, che si trova poi costretto ad acconsentire a un rinvio, ovvero prorogare la permanenza dell’inquilino moroso nell'appartamento.
In questo modo agli inquilini sotto sfratto viene data la possibilità di guadagnare del tempo in più per trovare un nuovo lavoro, un’altra sistemazione, o per lo meno raggiungere un compromesso con la proprietà.
La soluzione maggiormente auspicabile, infatti, è rappresentata dalla firma del protocollo antisfratto, una misura straordinaria che consente di accedere a un fondo dedicato alla morosità incolpevole che estingua il pregresso debito derivato dal mancato pagamento del canone d'affitto.
Grazie alla presenza costante del collettivo e all'intervento dei legali di entrambe le parti, la proprietà si è alla fine resa disponibile alla firma del protocollo, e alla famiglia di Essafi è stato assegnato un alloggio di transizione, soluzione che, seppur temporanea, permetterà loro di provare a risollevarsi economicamente senza la costante paura di finire per strada.